Recensione di Ottavio Borghi -2018
Daniela Savini e l’incisione - Ottavio Borghi
Reduce dagli esaltanti e mai dimenticati trascorsi pittorici, in funzione della spinta creativa orientata a tecniche ben più complesse della pittura, Daniela è approdata dopo tanto studio ed un forte impegno al severo universo dell’incisione. Versione artistica figurativa di fatti e figure che non si avvale della forza espressiva del colore se non come fattore aggiuntivo e complementare. Protagonista resta il segno forte della sua austera e toccante essenzialità. Segno che con geniali ed articolate combinazioni caratterizza le creazioni dell’artista. Puntasecca, acquaforte, acquatinta, eccetera, tecniche soggette ad elaborazioni personali a seconda dello stile e dell’ispirazione di ciascun operatore. Daniela Savini sempre alla ricerca dell’innovazione e dell’inedito, riesce a conseguire risultati che le consentono di comunicare all’osservatore delle sue opere un concetto ben più avanzato della semplice rappresentazione grafica dei soggetti.
La spinta innovativa di Savini non si limita quindi all’indispensabile caratterizzazione della figura, pure frutto di un lavoro certosino e di una solida elaborazione tecnica, ma riesce a schiudere la mente dell’osservatore a speculazioni di livello intellettuale aprendo così la via a pensieri che comprendano virtualmente una storia pregressa su fatti ipotetici e sul carattere del soggetto, in modo da giustificarne con immedaitezza l’aspetto esteriore e l’atteggiamento che l’opera evidenzia. Il tutto usando una chiave tendenzialmente drammatica.